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BRASILE                                                                                                                                               
Grazie a tutti
In poco più di 3 mesi, abbiamo già superato
54,000 lettori and growing!
Il primo febbraio,  per riempre il vuoto di notizie dal mondo e dopo aver contattato amici giornalisti, donne e uomini disposti a darci una mano, abbiamo dato vita al quotidiano online ilcittadinoitaliano.com.
Una sfida epocale, in piena pandemia mondiale. Qualcuno avrà pensato che il nostro progetto era destinato a fallire  ancor prima di iniziare.
A meno di un mese dal lancio, siamo felici poter dire che non solo i detrattori si sono sbagliati, ma addirittura la nostra testata ha già raggiunto un numero notevole di lettori che vanno dall`Italia, al Vietnam, passando per la Russia, Germania e Stati Uniti.
Questo non vuol dire che siamo contenti del risultato  sin ora raggiunto. La strada è lunga e i sentieri sempre più tortuosi. Quello che ci rallegra è l`adesione di tanti collaboratori, pronti ad arricchire le pagine del neonato.
Per facilitare la lettura, abbiamo cercato di proporre al lettore, una grafica moderna e una navigazione molto semplice dividendo le sezioni del giornale, in varie zone. Gli articoli forniti dai nostri collaboratori, sono facilmente raggiungibili attraverso i link che abbiamo inserito in prima pagina. Rifacendoci a un detto celebre dell`inviato Rai in America: "Qui Nuova York a voi Roma", abbiamo suddiso gli articoli sotto la decitura " Qui Roma", "Qui Washington", "Qui Santo Domingo" e via discorrendo.
Una delle rubriche che andremo ad inserire prossimamente e redatte da Paolo Catuzzi, dirigente della società Diva di Perugia,  tratterà le eccellenze italiane, mentre a Nicola Sparano, già direttore emerito del Corriere Canadese, di Toronto aabbiamo affidato  le rubriche di sport e commenti inerenti alla grande comunità italo'canadese. Da New York, la corrispondente Giualiana Ridolfi Cardillo, ci racconterà le sue esperienze nella Grande Mela. Tra i nostri collaboratori, una penna astuta e pungente, quella di Paolo Canciani, già direttore di Telelatino, redattore di Radio Chin e dirigente di Omni TV.
Come potete notare, questi soltanto alcuni dei nostri gioranlisti di punta. A loro a breve si andranno ad aggiungere altri  collaboratori residenti all`estero e in Italia. Infine da Roma una osservatrice speciale della politica: Dal suo osservatorio privilegiato, l`Onorevole Fucsia Nissoli, deputata eletta nella circosrizione dell`America Settentrionale e Centrale, ci racconterà cosa succede  dentro la Camera dei deputati.
Nei prossimi giorni vi aggiorneremo  su altri collaboratori e amici che entreranno a far parte della piccola grande famiglia del New Kid in the Block: ilcittadianoitaliano.com
Vittorio Coco
(ANSA) - ROMA, 11 LUG - L'Argentina ha vinto la Coppa America di calcio battendo 1-0 in finale al Maracanà il Brasile, con gol di Angel Di Maria al 22'.
    Si tratta del primo titolo per Lionel Messi con la Nazionale albiceleste, che si impone nel campionato continentale sudamericano per la prima volta dopo 28 anni.
Covid, il Brasile supera il mezzo milione di morti
Campagna vaccinale procede a rilento
ANSA) - SAN PAOLO, 19 GIU - Il Brasile ha superato la soglia del mezzo milione di morti causate dal Covid-19. Lo riferisce la stampa locale, basandosi sui dati dei dipartimenti sanitari statali: il Paese conta ora 500.022 vittime del nuovo coronavirus.
Il Brasile ha finora 17.822.659 casi confermati mentre la vaccinazione procede a rilento: in circa cinque mesi di campagna, meno del 12% della popolazione ha già assunto le due dosi. Il traguardo delle 500.000 vittime coincide con un nuovo giorno di proteste contro il presidente Jair Bolsonaro, accusato di non aver combattuto la pandemia e di aver favorito la circolazione del virus. (ANSA).
ANSA) - BRASILIA, 10 GIU - Il Brasile si avvicina alle 480 mila vittime per coronavirus, dopo aver registrato per il secondo giorno consecutivo oltre 2.400 morti, mentre il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, continua a mettere in dubbio la veridicità dei dati sui decessi.
Dall'inizio della pandemia sono stati registrati 479.791 morti, numero che include i 2.484 delle ultime 24 ore.
 Ieri è stato il 22/o giorno consecutivo di media stabile, il che indicherebbe che si è interrotta la tendenza al ribasso percepita circa un mese fa e alcuni esperti stimano che il Paese si stia avviando verso un aumento dei casi in concomitanza con l'ipotetico arrivo di una terza ondata della malattia.
 Il numero totale dei contagiati è invece salito a 17.125.357, cifra che comprende gli 86.854 nuovi casi di ieri, con una media di 58.239 casi al giorno nell'ultima settimana, l'8% in meno di quella da 14 giorni. fa. (ANSA).

Covid: superati i 15 milioni di contagi in Brasile. Il numero complessivo dei morti sfiora i 417 mila

Pineapple (ANSA) - SAN PAOLO, 07 MAG - Ieri il Brasile ha superato la soglia dei 15 milioni di casi di Covid-19 dall'inizio della pandemia, secondo i dati del Consiglio nazionale dei segretari alla salute (Conass). Complessivamente, il Paese accumula 15.003.563 contagi, di cui 73.380 nelle ultime 24 ore. In base all'ultimo aggiornamento, inoltre, al bilancio si aggiungono altri 2.550 morti, elevando il totale delle vittime a 416.949. (ANSA)..

India e Brasile: due giganti e un unico tragico destino

Pineapple Due colossi che in questo momento sono accomunati dall’emergenza coronavirus, due Paesi sconvolti da un terremoto epidemico. India e Brasile però hanno altri punti di convergenza: entrambi sono noti a tutti per le loro baraccopoli e l’alta disparità sociale. In Brasile le chiamano favelas, in India le chiamano slum: possibile che proprio l’esistenza di questi quartieri sovrappopolati abbia fornito l’assist alla corsa del virus? L’emergenza che tiene in allerta Nell’ultimo mese quando si parla di coronavirus non si può non puntare lo sguardo verso quello che sta accadendo in India e in Brasile. Due grandi Paesi messi completamente in ginocchio dalla pandemia che sta correndo velocemente, mietendo diverse migliaia di contagi e numerose vittime. Nello specifico, la popolatissima India ha una media settimanale di 371.041 casi. Il 30 aprile scorso è stato raggiunto il record con 401.993 nuovi contagi in un solo giorno. Una vera e propria catastrofe virale che non sta permettendo nemmeno di dare soccorso a chi ne necessita. Gli ospedali sono al collasso e non hanno le bombole dell’ossigeno per alleviare le sofferenze dei ricoverati. È divenuto difficile trovare anche lo spazio per seppellire i cadaveri. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo a inizio 2021, New Delhi si sta riscoprendo tragicamente vulnerabile. Una buona notizia, i cui effetti si vedranno però a lungo termine, è che l’India sta aprendo alla vaccinazione di tutti gli adulti. Nel frattempo, per far fronte alle difficoltà del sistema ospedaliero, il 2 maggio scorso è partito dal Piemonte un gruppo di esperti appartenenti all’Emergency team type 2 (EMT2),un team composto da personale specializzato che metterà a disposizione dell’Hospital Greater Noida, a sud della capitale indiana, tutto l’ossigeno di cui necessita. Dall’altra parte la situazione non è nemmeno rosea in Brasile, dove si sta registrando una media di 60.386 casi a settimana. Il 28 aprile scorso il picco con 79.726 contagi in 24 ore. Adesso è corsa contro il tempo per cercare ripari col vaccino. Il ministro della Salute Marcelo Queiroga ha lanciato continui appelli affinché i Paesi con dosi in eccesso li possano inviare urgentemente in Brasile. La porta dell’inferno di Dharavi C’è un dato pre Covid che lascia perplessi. Non riguarda l’ambito sanitario, bensì turistico. I visitatori che fino al 2019 si sono recanti in India hanno avuto primario interesse non nel visitare il Taj Mahal, il tempio simbolo del Paese, bensì lo slum di Dharavi. Con la parola slum si identificano i bassifondi delle metropoli del terzo mondo, in particolare di quelle indiane. Il termine, secondo il Douglas Harper Etimology Dictionary, deriva dal gergo inglese con cui a Londra, una volta sopraggiunta la rivoluzione industriale, si indicavano in modo dispregiativo i quartieri dormitorio. Dharavi è molto più di un bassofondo, è una vera e proprio porta dell’inferno. Si trova nella parte centrale dell’isola su cui sorge la megalopoli di Mumbai, che con i suoi 21 milioni di abitanti è il nucleo urbano più grande dell’India. Dharavi rappresenta il più tragico esempio di sovraffollamento urbano. In un’area di 1.7 km quadrati, abitano più di un milione di abitanti. Il quartiere è nato dalla necessità di migliaia di famiglie emigrate dalla campagna di trovare un alloggio in città o anche un singolo tetto dove poter ripararsi dalla notte. E così baracche e abitazioni fatiscenti si sono sovrapposte le une sulle altre, senza alcuna regola, creando un dedalo di vicoli bui e tetri. Impossibile in queste condizioni pensare di rispettare norme sul distanziamento sociale oppure dare la possibilità agli abitanti di usufruire di servizi igienici, anche i più basilari. E il guaio è che Dharavi è solo un esempio, forse il più famoso in quanto set del film “The Milionaire”, vincitore di diversi premi oscar nel 2009. In tutta l’India, come descritto da Mike Davis nel libro “Il pianeta degli slum”, sono diversi i quartieri del genere. Non esiste metropoli indiana senza slum. Epicentri di povertà e disparità e, adesso, anche di focolai Covid. Le favelas che in Brasile si autogestiscono Se i turisti hanno scoperto Dharavi da qualche anno, in Brasile già da più di un decennio le autorità dipingono le baracche dei quartieri più poveri per non spaventare i visitatori diretti nelle spiagge più famose del Paese. Qui gli slum sono noti con il nome di favelas, le quali caratterizzano i sobborghi di tutte le principali metropoli brasiliane. Anche questi quartieri sono figli del massiccio sovrappopolamento. Le prime favelas sono infatti sorte tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, quando in migliaia si sono spostati dalle campagne alle città. Marcelo, nato in una favela di Belo Horizonte ma adottato da bambino in Italia, da qualche anno ha deciso di tornare nel proprio Paese di origine e adesso fa il volontario a Vietna, non lontano da San Paolo: “Da un anno proviamo a far capire agli abitanti l’importanza del distanziamento – ha dichiarato su InsideOver – ma è difficile. In questa, come nelle altre favelas dentro una singola abitazione vivono anche due o tre famiglie”. In alcune zone di Vietna manca anche l’acqua potabile, non tutti possono regolarmente lavarsi le mani. Marcelo ha però fatto alcuni esempi virtuosi di autogestione delle favelas: “Lì dove non arriva lo Stato, arriva la stessa popolazione”, ha dichiarato. Poco lontano da Vietna c’è una delle più grandi favela del Brasile. Si tratta di Paraisópolis: qui sono stati gli stessi abitanti a darsi delle regole. La storia della lotta di questo quartiere contro il Covid l’ha raccontata su Avvenire Lucia Capuzzi, la quale ha sottolineato come all’interno di Paraisópolis, dove non entrano nemmeno le ambulanze, sono state create associazioni volte a controllare lo stato di salute delle famiglie del quartiere e a mobilitare i cittadini per il rispetto delle norme anti contagio. Una goccia nell’oceano che fa ben sperare ma che, nel contesto brasiliano, appare ancora isolata. “Il virus trova terreno fertile in questi contesti” Spazi piccoli, angusti dove vivono diverse persone: sono questi gli elementi che accomunano India e Brasile con, rispettivamente le slum e le favelas. Ambienti in cui è impossibile rispettare le norme igienico sanitarie favorendo la proliferazione del virus: “Il Brasile – ha spiegato su InsideOver il direttore del reparto Malattie Infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti – è l’ambiente ideale per il coronavirus. In una favelas, dove in 10 metri quadrati vivono 10 persone, il virus corre veloce. In India dove si vive all’interno di tende o di strutture fatiscenti, è chiaro che il Sars-CoV-2 trovi il suo massimo terreno fertile”. Da quando è esplosa la pandemia le raccomandazioni emesse dall’Oms come strumento di difesa personale contro il coronavirus sono quelle che prevedono, tra le altre cose, il rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro tra persone e il lavaggio continuo delle mani. Elementi basilari che ormai si danno per scontati ovunque. Ma che tali non sono nelle baraccopoli di questi due Paesi e di quelli contrassegnati dall’esistenza di slum dove poter lavare le mani con l’acqua che scorre dal rubinetto è un’utopia. In tutto il mondo sono milioni le famiglie che non hanno nemmeno l’acqua potabile e un bagno in casa. Secondo stime delle Nazioni Unite, 1.2 miliardi di persone vivono in zone dove ci si può lavare soltanto in gabinetti pubblici frequentati da centinaia di cittadini o dove, nelle abitazioni in cui in pochi metri si concentrano numerose persone, non c’è nemmeno la possibilità di assicurare un adeguato ricambio dell’aria. Quanto sta accadendo in India e in Brasile dunque è emblematico: che si chiamino slum, favelas o bidonville, in questi contesti il virus trova un ambiente confortevole a discapito delle sue vittime. La sfida futura, anche post Covid, è sia sanitaria che sociale: occorre regolare meglio la crescita urbanistica, ridimensionando gli effetti del sovraffollamento.

Brasile, la crisi più nera dalla dittatura
Lasciano sei ministri
e i vertici militari
Le critiche a Bolsonaro per la gestione della pandemia innescano un nuovo terremoto nel governo. E c’è chi parla di autogolpe. Sorprendono più di altre le dimissioni del ministro della Difesa, il generale Azevedo e Silva, l’uomo che incarna le istituzioniSEI MINISTRI in 24 ore. Alcuni rimossi, altri che rassegano le dimissioni. Non è un rimpasto, traballa il governo Bolsonaro. E’ la più grave crisi da quando il leader della destra estrema ha conquistato il Brasile. Cade il titolare degli Esteri, della Casa Civile, una sorta di primo ministro, della Giustizia, il Procuratore Generale, quello della Segreteria del Governo. Ma sono le dimissioni del ministro della Difesa la vera sorpresa. Il generale Fernando Azevedo e Silva è l’uomo che incarna l’Istituzione, l’ala pragmatica e moderata del mondo delle stellette. Non era più disposto a seguire l’assurda strategia anti Covid del suo presidente. Al suo posto arriva un fedelissimo, il generale Walter Braga Netto che occupava finora la poltrona di primo ministro. Ed è proprio lui a compiere l’ultimo atto di una giornata convulsa e piena di colpi di scena: convoca i capi dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica e li sostituisce. In realtà accetta le loro dimissioni. Tutti e tre avevano deciso di lasciare l’incarico per solidarietà nei confronti del ministro della Difesa. Braga Netto ha cercato di convincerli ma sono stati irremovibili. La tesi del licenziamento fa comodo a Bolsonaro, ribadisce la sua autorità. Ma è un passo inedito nella storia del Brasile da quando è tornata la democrazia. "Per la prima volta dal 1977 i capi delle tre Forze Armate si dimettono per protesta contro il presidente”, titola Folha de S.Paulo.
Coronavirus nel mondo: in Brasile più morti in un anno di Covid che per Aids in 23
Non è un golpe. E’ piuttosto un’operazione di pulizia. Il presidente Bolsonaro si circonda dei fedelissimi, solo di quelli disposti a seguire i suoi ordini. Ne ha bisogno, si trova è in oggettiva difficoltà. Il Brasile è diventato l’epicentro mondiale della pandemia. Ogni ora muoiono 100 persone. Da due settimane si registra una media di 2.500 vittime, con punte che superano le 3.000. Da un anno 210 milioni di abitanti cercano di capire come possono difendersi dal Covid. Sentono l’uomo che hanno eletto alla guida del paese e che considerano il loro eroe parlare con frasi sprezzanti che banalizzano l’ondata di infezioni. Lo vedono girare senza mascherina, imporre l’uso di farmaci come la clorochina. Ma vedono anche amici e parenti che si ammalano, gli ospedali che si riempiono, le unità di terapia intensiva stracolme.
Coronavirus nel mondo, in Brasile più di 300mila morti. AstraZeneca, in arrivo l'ok Ema per sito olandese
E’ arrivata la seconda ondata e adesso la terza, con variante P1 uscita dall’Amazzonia. L’economia ne ha risentito, il real è crollato assieme alla Borsa. Quasi 2000 imprenditori hanno lanciato un appello chiedendo al governo un cambio di rotta. Il blocco centrista, quello che sostiene il presidente, ha alzato la voce. Bolsonaro ha cambiato per la quarta volta il ministro della Salute. C’era un generale esperto di logistica; è tornato su un medico, Marcelo Queiroga. Che ha dato ascolto alla scienza più che al suo capo. L’ex capitano ha distribuito qualche nomina per mettere a tacere i centristi, ha avvertito il malessere che serpeggiava tra i 21 militari che sono tra i suoi ministri. Ha silurato il ministro degli Esteri Ernesto Araújo, guru dell’estrema destra. Ha rotto con Pechino e Parigi. Si è precluso ogni possibilità di aiuti e sostegni per il vaccino cino-brasiliano.
Non si aspettava la rinuncia del titolare della Difesa. Il generale Azevedo e Silva ha condiviso le critiche del capo dell’Esercito Edson Pujol alla linea negazionista. “Ho preservato le Forze Armate come Istituzioni dello Stato”, ha ribadito nella lettera di dimissioni.  I tre comandanti lo hanno seguito e sono stati rimossi. Bolsonaro stringe le fila per restare in sella ed evitare le 50 richieste di impeachment

Covid: file per sepolture nel maggior cimitero Sud America
Parenti in coda per 4 ore a Vila Formosa, in zona Est di S.Paolo
(ANSA) - SAN PAOLO, 22 MAR - Il cimitero di Vila Formosa, a San Paolo, considerato il più grande del Sud America, ieri ha registrato code di quattro ore per le sepolture, nonostante il Comune abbia assunto più operatori per far fronte all'aumento dei decessi causati dal coronavirus. Secondo la radio Cbn, del gruppo Globo, i parenti si sono trovati a fare lunghe file per dare l'ultimo saluto ai propri cari.
    L'aumento dei morti registrato durante la pandemia sta colpendo un numero elevato di persone che cercano un posto nel cimitero di 670 mila metri quadrati, situato nella zona orientale di San Paolo, la più povera della megalopoli di 12 milioni di abitanti.
    "Le scene più critiche si vedono alle veglie funebri, dove la gente si accalca di più", ha dichiarato Joao Batista Gomes, del Sindacato dei dipendenti pubblici di San Paolo.
    Una fotografia di Vila Formosa ad aprile 2020 è stata la copertina del Washington Post, sottolineando che all'epoca le sepolture erano raddoppiate. Martedì scorso, tra l'altro, nel cimitero sono state scavate 100 nuove tombe, ha riferito il portale Metropolis.
    Lo Stato di San Paolo, il più popoloso del Brasile, è anche il più colpito dal Covid-19, con circa 68 mila morti. (ANSA).
Brasile: annullate le condanne
(ANSA) - SAN PAOLO, 08 MAR - Un giudice della Corte suprema brasiliana ha annullato tutte le condanne inflitte all'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva dal pool di magistrati di Curitiba titolari dell'inchiesta Lava Jato, la Tangentopoli brasiliana. Lula torna quindi eleggibile per le presidenziali del 2022.
  "Con la decisione, sono state dichiarate nulle tutte le sentenze emesse dalle 13/a sezione federale di Curitiba e gli atti saranno trasmessi al tribunale del Distretto federale", si legge in una nota della Corte suprema. La decisione è stata presa dal giudice supremo Edson Fachin e non dovrà essere ratificata in sessione plenaria. E' probabile che la procura federale di Curitiba farà ricorso. Lula, 75 anni, si è sempre dichiarato innocente e vittima di una persecuzione politica da parte del pool dell'inchiesta 'Lava Jato' e dell'ex giudice Sergio Moro che, dopo aver condannato l'ex presidente-operaio, è diventato ministro della Giustizia del governo di Jair Bolsonaro.  Lo scorso 9 febbraio, la Corte suprema aveva concesso alla difesa di Lula di accedere ai messaggi intercorsi tra i pm di Curitiba e Moro. I messaggi sono emersi nel 2019 durante l'operazione Spoofing, l'inchiesta sull'hackeraggio dei telefoni e degli account di messaggeria Telegram dell'ex giudice Moro, del pm Deltan Dallagnol e di altri esponenti del pool della procura che indagavano su Lula. (ANSA).Lula torna eleggibile

Covid: record di morti in Brasile, 1.840 in 24 ore
I nuovi contagi sono 74.376
(ANSA) - SAN PAOLO, 4 MAR - Continua a correre l'epidemia di Covid-19 in Brasile. Nelle ultime 24 ore, le vittime sono state 1.840 a fronte di 74.376 nuovi contagi.
Si tratta della cifra piu' alta di vittime in un giorno dall'inizio della pandemia. Il bilancio totale sale a 259.402 morti e 10.722.221 di casi accertati. Da 42 giorni consecutivi la media delle vittime giornaliere in Brasile si mantiene oltre quota mille.
Orfano di Trump, Jair Bolsonaro cerca alleati per un secondo mandato
Pierre Haski, France Inter, Francia
Nella nostra fretta di voltare pagina dopo l’era di Donald Trump ci siamo dimenticati di colui che amava sentirsi descrivere come il “Trump dei tropici”, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro.
Come Trump, anche Bolsonaro governa per istinto, e questo lo porta spesso a causare inavvertitamente una catastrofe. L’ultimo episodio riguarda l’azienda Petrobras, la compagnia petrolifera nazionale, una sorta di stato nello stato i cui scandali di corruzione avevano provocato la caduta dell’ex presidente Dilma Rousseff.
Bolsonaro ha licenziato l’uomo che aveva rimesso in ordine Petrobras, Roberto Castello Branco, sostituendolo con un generale in pensione senza alcuna esperienza nel settore. Immediatamente il titolo di Petrobras ha perso il 20 per cento del suo valore alla borsa di São Paulo, segno di una drammatica perdita di fiducia. Controllata in parte dallo stato, Petrobras è la più grande azienda non solo del Brasile ma di tutta l’America Latina.
Casse magicamente piene
La direzione di Petrobras aveva deciso di aumentare il prezzo del carburante alla pompa, collegandosi all’aumento del prezzo del barile sul mercato internazionale. La misura aveva scatenato la collera dei camionisti, che minacciavano di bloccare l’economia come già accaduto in passato. Gli autotrasportatori si sono schierati con Bolsonaro, che non aveva nessuna intenzione di inimicarseli
Il presidente brasiliano pensa già alla rielezione
Evitare di pesare sul potere d’acquisto dei brasiliani potrebbe avere un senso in un periodo di difficoltà dovute alla pandemia, ma resta il fatto che il mese scorso lo stesso Bolsonaro ha privato degli aiuti “speciali per il covid” quasi settanta milioni di brasiliani poveri, affermando che le casse sono “vuote”. Un mese dopo, invece, le casse sembrano essersi magicamente riempite per soddisfare una lobby di sostenitori del presidente. Di sicuro Bolsonaro non aveva previsto la reazione a catena dell’ambiente economico.
Il presidente brasiliano agisce anche in considerazione di interessi elettorali e pensa già alla rielezione che potrebbe arrivare tra diciotto mesi. La popolarità dell’uomo forte dell’estrema destra è ai minimi dai tempi della sua elezione, nel 2018, e si attesta al 31 per cento secondo un sondaggio condotto a gennaio. Il 40 per cento dei brasiliani, di contro, ha un’opinione negativa nei confronti di Bolsonaro.
Populismo, esercito e chiese evangeliche
Ma il presidente non si scoraggia e non rinuncia a negare la gravità della pandemia, in un momento in cui il Brasile è secondo al mondo per numero di vittime dopo gli Stati Uniti, con quasi 250mila decessi. Al contempo Bolsonaro smentisce l’esistenza del cambiamento climatico, come dimostra la sua politica estremamente criticata rispetto alla foresta amazzonica.
Il discorso populista, l’elogio dell’ordine militare, il sostegno delle potenti chiese evangeliche e soprattutto l’assenza di un rivale politico permettono a Bolsonaro di sperare in un secondo mandato.