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*Diego e Pablito, vite parallele ed opposte dei “poeti del gol”
Il seguente articolo e’ stato scritto per l’edizione primaverile della rivista bilingue PanoramItalia
La vita calcistica di Diego Armando Maradona e Paolo Rossi e' stata come una lunga corsa sulle montagne russe.
 Il primo ha iniziato e proseguito dall'alto, poi e' precipitato. Il secondo ha fatto il cammino all'inverso: da presunto venduto ad eroe mondiale.
Entrambi sono stati figli prediletti del calcio, nati per segnare e stupire: Papa Francesco li ha giustamente definiti “poeti del pallone”. Tutti e due se ne sono andati in poco piu' di un mese nell'orribile 2020. El Pibe de Oro aveva 60 anni. Pablito 4 in piu'.
Maradona e' stato omaggiato in tutto il mondo, la sua fama era universale. Paolo Rossi non era celebre come Diego, ma ci e' andato vicino grazie al mondiale dell'82.
Sia per l'argentino di Linus che l'italiano di Prato il 1976 fu l'anno del primo passo sull'erba verde del successo. Maradona aveva 16 anni quando comincio' a strabiliare con la maglia dell'Argentinos Juniors, 166 presenze e 116 gol in 5 anni. Rossi era un esile ventenne quando indosso' la maglia biancorossa del Lanerossi Vicenza, dove resto' dal 1976 al 1979, firmando 60 reti nelle 90 partite disputate.
Dieguito, che da piccolo era gia' diventato Pibe De Oro, anche da giovane era un leader, un trascinatore, un eccelso individualista che si accollava la squadra sulle spalle portando i compagni alla vittoria. Paolino - che sarebbe diventato Pablito soltanto nel mondiale argentino del 1978 - per lasciare il segno aveva bisogno di tutti i compagni: era un bracconiere del gol, l'area era il suo terreno di caccia: se non c'erano conigli (palloni giocabili) il suo carniere restava vuoto.
Fisicamente non erano giganti, Maradona era alto 1,65, Rossi 1,78. Diego era un bassotto dal baricentro basso che, palla incollata sul sinistro, zigzagava come un'anguilla tra i marcantoni delle difese avversarie. Rossi, era altino ma esile, non usava la forza per farsi largo, puntava sull'istinto che gli diceva dove la palla sarebbe andata e sulla velocita' di esecuzione per battere a rete.
Due stili, due modi di giocare diversi, entrambi finalizzati al gol. Maradona in carriera ha segnato 259 reti in 491 partite ufficiali dei club nei quali ha militato, 34 gol li ha realizati per l'Argentina. Rossi in gol c'e' andato 103 volte in 251 partite, 20 in nazionale. Una produzione eccezionale visto che di quei tempi si scendeva in campo all'insegna di “prima non prenderle”, il catenaccio era un must, c'era il libero e le marcature (ferree) erano strettamente ad uomo. Allora si praticava un gioco deciso, duro a volte durissimo ma generalmente leale: i giocatori davano e ricevevano senza i piagnistei e le sceneggiate di oggi.
Maradona pianse il 23 ottobre del 1983 quando era nel Barcellona e Goikoetexea, con una entrata da galera, gli spezzo' la caviglia sinistra in tre parti. Rossi non e' stato vittima di difensori macellai, ma del suo stesso fisico reso piu' fragile dallo sviluppo: aveva 16 anni quando fu operato la prima volta al menisco, poi andra' altre due volte sotto i ferri. Gli infortuni misero soltanto in pausa le loro carriere che decollarono raggiungendo livelli di rendimento, e di successo.
El Pibe de Oro ha firmato due gol che sono entrati nella storia del mondiale: contro l'Inghilterra nel 1986 uso' la Mano de Dios per “punire” l'Inghilterra che poi umilio' con un gol “coast-to-cost” ritenuto il piu' bello di sempre. Pablito realizzo' la sua prima rete in nazionale a Mar del Plata, contro la Francia, nel mondiale del 1978: fu una carambola cosenguente ad una traversa che lo consacro' rapinatore dell'area.
Maradona aveva 18 anni quando l'Argentina ospito' il mondiale del 1978, il Ct Menotti non lo reputo' maturo abbastanza per la “celeste”, lo escluse dalla rosa che poi avrebbe vinto il titolo (con qualche aiutino contro il Peru' e nella finale con l'Olanda) e Maradona pianse per la delusione. Rossi aveva 16 anni quando fu preso la prima volta dalla Juve nel 1973, ma in due anni subi' tre operazioni alle ginocchia che misero a rischio il suo futuro.
“Maradona e' piu' forte di Pele', ci hanno fatto il mazzo tanto per l'ave'”, cantarono a Napoli il 5 luglio del 1984 quando Ferlaino si sveno' (13 miliardi di vecchie lire) per portare Diego in azzurro. Rossi torno' alla Juve nel 1981, Boniperti scommise su di lui che ancora doveva finire di scontare la squalifica del calcio-scommesse.
Sia Ferlaino che Boniperti vinsero alla grande le rispettive scommesse. Maradona fece conoscere Napoli e il Napoli in tutto il mondo, stravolse gli equilibri del calcio italiano portando al sud la capitale del calcio. La sua importanza sociale fu enorme: nessuna squadra del sud aveva mai vinto uno scudetto e il Napoli fu il primo club a battere le ricche società del nord.
Paolo Rossi e' stato il “Re dei Bomber”. Un titolo onorifico meritato grazie al suo curriculum. In carriera ha vinto due scudetti, una Supercoppa Uefa, una Coppa delle Coppe e una Coppa Campioni, l'unica presente nella sala dei trionfi bianconeri.
El Pibe de Oro non ha mai messo le mani sul Pallone d'Oro perche' ai suoi tempi si assegnava soltanto ai calciatori nati in Europa, poi l'Uefa lo ha premiato con un Pallone d'oro alla carriera. Pablito vinse il prestigioso trofeo dopo la magica estate spagnola dell'82 quando contribui' alla storica, inaspettata ma meritata, vittoria dell'Italia, realizzando piu' gol di tutti (6).  
I punti piu' bassi della carriera di Maradona nel 1991 e nel 1994, entrambi dopo positivita' all'esame antidoping. Rossi compromise la sua carriera nel 1980 quando fu coinvolto nello scandalo per partite truccate.
Maradona fu trovato positivo alla cocaina, e squalificato per 15 mesi, dopo un Napoli-Bari, e lascio' l'Italia per la Spagna. Era il 1991, il Pibe De Oro stava pagando in campo gli stravizi di festini con donne e droga. Nel 1994, l'anno dei mondiali americani, Maradona mise la testa a posto, almeno di provo'.
Dopo due mesi di sfiancanti allenamenti El Pibe De Oro arrivo' tirato a lucido ai mondiali USA e segno' un gran gol alla Grecia. In quella circostanza scatto' la seconda trappola, fu trovato positivo ad una sostanza dimagrante che era legale in tutto il mondo, eccetto negli Stati Uniti.
Paolo Rossi e le scommesse. Negli anni fine 70 in Serie A si scommetteva alla grande, illegalmente. Molti calciatori si facevano corrompere con mazzette di 10/15 milioni di lire per aggiustare risultati. Il 23 marzo del 1980 scatta il blitz dei carabinieri, in manette finisce il presidente del Milan e 12 calciatori. Sei giorni dopo anche Rossi, allora attaccante del Perugia, entra nella pagina piu' squallida del calcio italiano. Sara' squalificato due anni per aver accettato di aggiustare il pari con il Foggia in cambio di due gol. Lui ha sempre negato l'accusa.
Dopo il colpo basso americano, Maradona torna in Argentina e gioca, nel 1997, le ultime partite nel Boca. Poi chiude la sua incredibile e controversa carriera da calciatore e comincia la sua definitiva discesa nel baratro della droga e degli stravizi.
Nel luglio del 1980 Paolo Rossi ha davanti due anni senza squadra e senza stipendio. Non puo' giocare nel calcio vero, quindi prova in quello indoor americano che non cade sotto la giurisdizione dell'Uefa. A Buffalo ci sono gli Stallions, squadra allenata dall'ex juventino Adolfo Gori. Rossi scende in campo sul tappeto che ricopre il ghiaccio dell'hockey, ci mette poco a capire che l'indoor non fa per lui e torna in patria dove poco dopo lo chiama Boniperti per offrirgli la chance Juve e aprirgli la porta della nazionale. Per Rossi l'estate dell'82 e' la stagione della resurrezione, dall'inferno al paradiso in tre partite: tre gol a Brasile, due alla Polonia, una alla Germania nella finale che cosegno' all'Italia il titolo mondiale, il primo dopo il 1938.  
Quell'11 luglio del 1982, quando gli Azzurri divennero campioni del mondo, ci fu un risveglio globale dell'italianita', anche in patria, ma soprattutto all'estero ovunque la nostra gente aveva dovuto combattere contro pregiudizi e stereotipi per dare ai figli un avvenire migliore.
Per la prima volta in Canada gli italiani gridarono apertamente di essere orgogliosi delle loro radici, della loro storia, della loro cultura, della gioia di vivere. Fu un gioco, il calcio, che risveglio' il sentimento di italianita'.
A Toronto,  Montreal e Vancouver, la festa fu grandissima, come testimoniano la storiche foto di strade strapiene, traboccanti di Tricolori. Fu una spontanea e oceanica esplosione di italianita' che coinvolse anche la seconda e terza generazione, figli e nipoti di gente sbarcata al Pier 21, tutti a gridare: “We are number One”.
Tutto questo, per merito di Paolo Rossi, il simbolo dell'italianita' che vince, del quale pero', in Canada, non e' rimasta traccia fisica.
Mentre a Napoli hanno reso immortale Maradona, ribattezzando con il suo nome il San Paolo, a Toronto non c'e' nulla per ricordare Pablito.
Che bello sarebbe se nelle tre citta' canadesi con maggiore concentrazione di italiani qualcuno rendesse immortale Paolo Rossi e ricordasse l'11 luglio 1982, il giorno in cui gli italiani del Canada si sfogarono gridando orgogliosamente: We are numero Uno.
asterebbero tre modeste targhe, da porre a St. Clair, nella Petite Italie di Montreal e nel Commercial Drive di Vacouver, per ricordare a chi passa quel grande, storico trionfo.


Morto Giampiero Boniperti, una vita per la Juventus
E' morto nella notte a Torino per una insufficienza cardiaca Giampiero Boniperti, presidente onorario della Juventus, di cui è stato una bandiera prima come calciatore e poi come dirigente. Lo rende noto la famiglia all'ANSA
Boniperti, che negli ultimi anni si era ritirato a vita privata, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni in forma privata per volere della famiglia.
GINO VENTRESCA :
“IL PRESIDENTE"
 
E’ stato e rimarra’“il Presidente”: per il suo amore ed impegno calcistico nella collettivita’ alla guida della mitica Toronto Italia, per il suo impegno sociale nell’emergente comunita’ italiana della “Little Italy” di College St. degli anni ‘50 e ’60 ; per la sua disponibilita’, amicizia ed assistenza a capo della famosa e storica Ventresca Travel Agency, sempre su College. Nato il 6 ottobre 1925 a Torre dei Nolfi (L’Aquila), Ventresca era giunto in Canada nel 1949, diventando presto con la sua agenzia di viaggi, punto di riferimento della vibrante nuova collettivita’ italiana di Toronto, dopo un breve iniziale soggiorno a Welland. Con la presidenza della Toronto Italia, Ventresca infiammo’ gli animi spo-tivi italocanadesi, elevando la squadra all’Olimpo del calcio canadese degli anni ‘60, portando a Toronto, tra gli altri, anche campioni come Jose Altafini, Paolo Cimpiel e Jose’ Testas. Ha guidato il club azzurro negli “anni d’oro” dal 1969 al ’76. Sotto la sua guida sono cresciuti giovani talenti della nostra comunita’ che han fatto poi carriera raggiungendo altissimi livelli di professionalita’ come lo stesso Robert Iarusci, Carmelo Barbieri, Paul D’Agostino, Carmine Marcantonio, Orazio DeCiantis e Richard Moradini. Anni d’oro culminati con il titolo di Campione Nazionale per due anni consecutive nel 1974 e 1975 e milla partite indimenticabili allo York Stadium che era diventato il vero punto di riferimento comunitario.
Con l’agenzia di viaggi, apri’ il Messico e sopratutto Acapulco all’intera collettivita’.Poi, come membro fondatore e presidente dell’Alba Tour, offri’ ai cari connazionali abruzzesi il primo volo Toronto-Pescara.
Gino e’ rimasto sempre fedele ed innammorato delle sue radici, tradizioni e cultura abruzzese
Fondatore e presidente del club Conca di Sulmona, per 25 anni Ventresca ha cosi’ celebrato la sua ani-ma abruzzese e mantenuto forti le tradizioni delle sue terre e genti d’origine.
Una persona d’impegno sociale e sportivo che ha dato lustro alla comunita’: ricordiamo anche la sua sotto-scrizione popolare per il Pescara Calcio e poi il suo interesse per la nazionale militare di calcio italiana che porto’ a giocare a Toronto.
He was and will remain "the President": for his love and soccer commitment in the community at the helm of the legendary Toronto Italia, for his social commitment in the emerging Italian community of the "Little Italy" of College St. of the years 50s and 60s; for his availability, friendship and assistance at the head of the famous and historic Ventresca Travel Agency, also on College Street. Born on October 6, 1925 in Torre dei Nolfi (L'Aquila), Ventresca had arrived in Canada in 1949, soon becoming with his travel agency, a reference point for the vibrant new Italian community of Toronto, after a short initial stay in Welland. With the presidency of Toronto Italia, Ventresca inflamed Italian-Canadian spirits, elevating the team to the Olympus of Canadian football in the 1960s, bringing to Toronto, among others, also champions such as Jose Altafini, Paolo Cimpiel and Jose ' Testas. He led the blue club in the "golden years" from 1969 to 1976. Under his leadership, young talents from our community have grown who then made their career reaching very high levels of professionalism such as Robert Iarusci, Carmelo Barbieri, Paul D’Agostino, Carmine Marcantonio, Orazio DeCiantis and Richard Morandini. Golden years culminated with the title of National Champion for two consecutive years in 1974 and 1975 and a thousand unforgettable matches at the York Stadium which had become the true community landmark. With the travel agency, he opened Mexico and above all Acapulco to the whole community. Then, as a founding member and president of the Alba Tour, he offered the first flight Toronto-Pescara. Gino has always remained faithful and in love with his roots, traditions and culture of Abruzzo. Founder and president of the Conca di Sulmona Club, for 25 years, Gino Ventresca celebrated his Abruzzo soul and kept strong the traditions of his lands and people of origin. A person of social and sporting commitment who has given prestige to the community: we also remember his popular underwriting for Pescara Calcio and then his interest in the Italian Military National soccer team that he brought to play here in Toronto.
Loro continuano a comportarsi da bambini viaziati che fanno i capricci quando gli viene negato il giocattolo.
Io ho deciso di rispondere a colore disdigendo l'abbonamento a Dzan, guardare il loro calcio ed ascoltare i loro commenti ipocriti mi darebbe il voltastomaco.
Insomma questa sottospecie di milord sono proprio “rigorosamente” xtronzi, o peggio. Ma insomma, cosa diavolo hanno da dire sulla vittoria italiana? Se hanno sbagliato i rigori la colpa di chi e'? Oppure Gigio doveva aprire la porta azzurra ed invitarli: please come in?
L'unico pelo al quale si attaccano e' la trattenuta di Re Giorgio su quello Sterling che poi si e' rifiutato di tirare il rigore perche' sapeva che in caso non avesse segnato gli hoolingas (ci sono ancora, si sono) lo avrebbero messo in ccoce sul web, come poi e' capitato agli altre tre “stoppati” da Gigio.
Chiaramente il popolo che ha dominat, uccidendo e depredando il mondo per secoli, non accetta di perdere ma si gode le vittorie rubate, vedi rigore fasullo contro la Danimarca.
 Gli italiani hanno vinto la guerra del calcio ma in questi giorni gli inglesi stanno vincendo quella del cibo", ha spiegato Patrick Hooykaas, amministratore delegato di TheFork UK.
Gli angle' non hanno ancora digerito la sconfitta agli Europei 2021 contro l'Italia. Un sogno infranto che ha portato i sudditi della Regina Elisabetta a vendicarsi. In che modo? Boicottando i ristoranti italiani presenti a Londra e dintorni! Stando ad un'indagine del sito specializzato TheFork UK dopo la partita tra Inghilterra e Italia le prenotazioni nei ristoranti italiani ubicati sul territorio inglese sono crollate del 55%. Allo stesso tempo sono invece aumentate quelle nei pub e locali britannici.
L'ormai celebre frase di Bonucci dopo la vittoria "ne dovete mangiare ancora di pastasciutta" ha dunque sortito l'effetto contrario nei tifosi inglesi.   
 Per quanto riguarda me personalmente di persona ho cancellato l'abbonamento a Dzan: di vedere il loro calcio ipocrita specialmente nei commenti proprio proprio non mi va giu’.
I tempi regolamentari si erano chiusi 1-1, cosi' come i supplementari
Non sono bastati 120' per stabilire la prima finalista. Ora i rigori.
Vantaggio di Chiesa al 60', occasione per Berardi al 68', ma le Furie rosse ci riprendono con Morata all'80'. Partita complicata a Londra, nel primo tempo un grande salvataggio di Donnarumma. Nel finale dei 45' una traversa di Emerson.
GOL! Italia-SPAGNA 1-1! Rete di Alvaro Morata all'80'
GOL! ITALIA-Spagna 1-0! Rete di Federico Chiesa al 60': Immobile riceve centralmente da Insigne e viene fermato all'ultimo; recupera palla l'esterno della Juve che da posizione defilata con un destro meraviglioso trova l'angolino vincente sul secondo palo e porta avanti gli Azzurri.
C'è Federico Chiesa nella formazione dell'Italia. Domenico Berardi si accomoderà quindi in panchina, come contro il Belgio. La Spagna si schiererà 'a specchio' , pertanto con il 4-3-3, in cui però Luis Enrique non prevede l'utilizzo dall'inizio di Alvaro Morata, che andrà in panchina così come l'altra prima punta Gerard Moreno. E' un tridente quindi atipico quello spagnolo, con l'esterno Oyarzabal 'falso nueve' e Dani Olmo e Ferran Torres ai lati.
Le formazioni.
ITALIA (4-3-3): 21 Donnarumma, 2 Di Lorenzo, 19 Bonucci, 3 Chiellini, 13 Emerson, 18 Barella, 8 Jorginho, 6 Verratti, 14 Chiesa, 17 Immobile, 10 Insigne.
(1 Sirigu, 26 Meret, 15 Acerbi, 23 Bastoni, 24 Florenzi, 25 Toloi, 5 Locatelli, 12 Pessina, 16 Cristante, 20 Bernardeschi, 9 Belotti, 11 Berardi). All.: Mancini.
SPAGNA (4-3-3): 23 Unai Simon, 2 Azpilicueta, 12 Eric Garcia, 24 Laporte, 18 Jordi Alba, 8 Koke, 5 Busquets, 26 Pedri, 11 Ferran Torres, 21 Oyarzabal, 19 Olmo.
(1 De Gea, 13 Sanchez, 3 Diego Llorente, 4 Pau Torres, 6 Marcos Llorente, 9 Gerard Moreno, 10 Thiago Alcantara, 14 Gaya, 16 Rodri, 17 Fabian Ruiz, 20 Traoré, 7 Morata). All.: Enrique.
Arbitro: Brych (Germania).
Parte l'operazione Spagna per gli Azzurri. Mancini studia i cambi di formazione: obbligato quello di Spinazzola, che si opererà in Finlandia per la rottura del tendine d'Achille.
Arbitrerà il tedesco Brych, che ha diretto la finale di Champions League persa 4-1 dalla juve con il Real.
Primo e ultimo allenamento per la Nazionale a Coverciano dopo il ritorno dal Monaco di Baviera e la vittoria dei quarti di finale contro il Belgio. Gli azzurri stanno lavorando con il nuovo pallone, grigio, delle semifinali e della finale dell'Europeo. La partenza per Londra è prevista domani, 5 luglio, intorno alle 11 con un volo charter Firenze-Luton, alle 14,30 (ora italiana) conferenza stampa del ct Mancini e del capitano Chiellini a Wembley mentre la rifinitura verrà svolta alle 18 allenamento a The Hive Stadium, l'impianto situato ad Harrow, nel nord-ovest di Londra usato principalmente per la partite interne del Barnet: l'Uefa vuole preservare il terreno di gioco di Wembley per le due semifinali e la finale dell'11 luglio.  
''La Spagna campione d'Europa aveva un centrocampo incredibile, con tanti grandissimi campioni. La speranza è fare come loro e magari anche meglio''. Così Nicolò Barella, uno dei punti fermi della Nazionale tornata ad allenarsi a Coverciano in vista della semifinale contro la formazione iberica.''Qui siamo tutti titolari, non soltanto io o Jorginho e Verratti che pure sono due fenomeni - ha proseguito il centrocampista campione d'Italia con l'Inter - Per il centrocampo ci sono Pessina, Locatelli, Castrovilli, chi è rimasto a casa per infortunio o per scelta. Parlare solo di noi sarebbe irrispettoso".
Vecchi ricordi di un calcio che purtroppo non c`è più
Viviamo in un mondo sempre piu’ difficile; lo sto dicendo ormai da diverse settimane. E’tutto – sempre- « politically correct » e noi, di questo passo non potremo non solo piu’ esprimere idee od opinioni ma nemmeno
aprire piu’la bocca.
La piu’ bella mi giunge dall’Italia e me la manda una cara amica di Bologna, Maia Mann. E’un ritaglio di  « Dagospia » che indica che presto anche la torta di mele
verra’ bandita e proibita in quanto cibo razzista ! Secondo quanto scritto dal foglio inglese The Guardian, il giornalista di cucina Rai Patel “le mele sarebbero il
risultato della colonizzazione della Colombia e lo zucchero e’legato al commercio degli schiavi e anche il tipico canovaccio su cui si lascia raffreddare il dessert e’
frutto delle conoscenze degli indigeni ». Avete Capito ?
Adesso che arriva l’estate io proibirei anche il « gelato al cioccolato” o quello “alla fragola” perche’ di color rosa e quindi…..tendenzioso!
Roba da far passare la fame!
Metto via ora questo spirito polemico e passo al calcio con una storia di un tempo passato che non c’e’piu’.
« Era il giugno del 1949. La Seconda Guerra mondialeera finita da poco. Dal porto di Le Havre in Francia salpava la nave che poi porto’ in America, la “prima”
squadra di calcio italiana !
Era l’Inter di capitan Aldo Campatelli, ma anche di Istvan Nyers ed Amadeo Amadei e del giovane, allora, Giovanni Invernizzi.  Aveva concluso il campionato al secondo posto e Nyers ed Amadei furono i capo-cannonieri con 26 e 22 goals.
La vittoria ando’ al “Grande Torino” di Valentino Mazzola che venne proclamato campione d’Italia postumo, il 6 maggio, dopo la tragedia di Superga.
Al momento dell’assegnazione dello scudetto ai granata, il Torino guidava la classifica con quattro punti di vantaggio sull’Inter. Lo stesso Invernizzi, allora 18enne ed esordiente in prima squadra proprio durante la tournee americana (era
nato il 26 agosto del 1931 e si e’spento nel 2005 a 73 anni), ricorda quell’avventura “unica” : “Salpammo in nave dal porto di Le Havre per un viaggio di settimane!
All’epoca era cosa da far accapponare la pelle, specialmente ad un ragazzo che come me aveva appena compiuto i 18 anni: l’America, i grattacieli, le auto in
fila, una cosa grandiosa solo a raccontarla…”.
La prima partita si gioco’il 10 luglio contro la squadra dei New York Stars a Randall’s Island e i nerazzurri si imposero per 8-2. In tutto sei partite ed altrettante
vittorie.
L’unica partita qui in Canada si gioco’ sul campo di baseball di Montreal, il Delorimier. L’Inter batte una selezione della Lega, chiamata “Montreal Stars” per 9 a3 davanti a 6000 spettatori.
Vecchi ricordi di un calcio che purtroppo non c’e’piu’ !
(Dallo Specchio edizione del 18 giugno 2021)
Voliamo basso, please. E prepariamoci a soffrire, of  course.
L'Italia nostra, quella del pallone, ha nel suo DNA la molecola del tormentone che salta fuori ogni volta che la nazionale partecipa a qualcosa di importante.
All'Euro ci arriviamo vogliosi di cancellare l'umiliazione di un mondiale mai disputato (Russia 2018) e imbaldanziti dalla cura di Roberto Mancini.
Il Ct ha chiamato coloro che ritiene siano i migliori pedatori tricolori del momento e su questo non ci piove.
La striscia di 8 vittorie senza subire gol  e ' incoraggiante, ma e' la solidita' della difesa che fa salire il termometro della speranza.
La chiave di ogni vittoria, a parer mio, e' il reparto arretrato: se non prendi gol uno prima o dopo lo segni.
In ogni caso Mancini ha in testa quest'Italia schierata con il 4-3-3.
Donnarumma; Florenzi, Bonucci, Chiellini, Emerson Palmieri; Barella, Jorginho, Verratti; Chiesa, Immobile, Insigne.  
La formazione sulla carta e' solida.
Ma se proprio si vuole cercare il pelo nell'uovo ogni azzurro titolare ha qualcosina che induce al sospetto.
Gigio Donnarumma non convince nelle uscite e con i piedi piombo che ritrova guai a provare quei passaggetti in area.
Florenzi e’ un piccoletto con il cuore da leone, spinge la squadra con il suo esempio, potrebbe pero' costituire un problema per la squadra se gli altri attaccano a tutto spiano e con le palle alte.
Emerson Palmieri:  ha i piedi buoni, anche lui scende sulle fasce in alternanza a Florenzi, ma gioca come un milord inglese, fa il suo dovere ma non getta il cuore oltre l'ostacolo.
Chiellini e Bonucci sono i veterani, i  leader del reparto arretrato. I dubbi riguardano la loro condizione fisica. Reggeranno? Speriamo di si, altrimenti saranno guai.
Barella e' un peperino con quantita' (molta) e qualita' (non eccelsa ma sopra la media). Ha anche un temperamento che lo porta a strafare, calma e gesso guaglio'.
Jorginho e Verratti, a mio parere uno dei due e' di troppo, a volte si pestano i piedi, sanno distribuire la palla ma sono poco mobili.
Chiesa e' addetto a saltare l'uomo sulle fasce, e' forte, veloce, sanguigno, a volte fa teatro e spesso protesta troppo, anche per lui vale il consiglio calma e gesso.
Immobile, Ciruzzo e' soprattutto un rapinatore d'area che ha bisogno di molti palloni in area per fare male.
Insigne in quest'Italia dovrebbe esssere l'uomo della provvidenza segnando e facendo segnare. Insoma dovrebbe tornare ad essere  Lorenzo il Magnifico come non lo e' stato nelle ultime partite del Napoli quando bisognava  caricarsi la squadra sulle spalle portarla alla qualificazione Champions.
Mancini, il Ct deve saper leggere la partita ed essere pronto a cambiare al volo per compattare l'Italia e sfruttare le deficienza degli avversari.
Poi ci vuole anche la botta di culo, of course.
Senza un pizzico di fortuna non si va troppo avanti.
Quella fortuna che e' sempre mancata quando l'Italia e' partita convinta di fare sfracelli.
La storia insegna che abbiamo fatto cilecca ogni volta che si pensava fossimo attrezzati per puntare in alto.
Quando, invece, la nazionale ha tenuto il profilo basso, quando si era maglia nera nella classifica dei favoriti, c'e' scappata la sorpresa mondiale, pardon, la doppia sorpresa mondiale.
Da venerdi' non e' Mondiale ma Europeo, trofeo che vincemmo la prima e l'ultima volta nel 1968, quando ai Maple Leafacchiotti non era ancora passata la sbornia per la troppa birra tracannata l'anno prima dopo la conquista di quella Coppa che da allora vincono sempre gli altri.
Profilo basso, dicevamo.
Ma anche, e soprattutto, giocatori incazzati e col veleno negli scarpini.
Nella gloriosa estate numero uno, quella dell'82, dopo le tre impalpabili partite del primo turno, qualcuno scrisse che Cabrini e Paolo Rossi erano una coppia, in tutti i sensi.
La maldicenza accese il fuoco sotto la coda degli azzurri e li trasformo' da mezzi brocchi a fenomeni.
Nella gloriosa estate numero due, quella dell'86, il fuoco sotto il sederino degli Azzurri l'aveva acceso il colossale pastrocchio Calciopoli che aveva imbarazzato l'intero apparato della Serie A.  
Quella nazionale  gioco' con il sangue agli occhi, gli azzurri scesero in campo per dimostrare che se il sistema era corrotto la colpa non era dei giocatori ma dei dirigenti. Ed alla fine trionfarono alla faccia del poco onesto colonnello svizzero, successivamente sbattuto fuori a calci dall'organizzazione mondiale che aveva sfruttato collezionando tangenti di ogni tipo.
A braccio ricordiamo i mondiali che ci sono restati in gola quando l'Italia vi partecipava da favorita.
Cile 1962, battuti, bastonati ed eliminati al primo turno dal paese ospitante.
Inghilterra 1966: un dentista della squadra di Ridolini (cosi' Valcareggi defini' qruelle Corea) rifece la dentiera ai nostri che cosi' tornarono a predere un po' di ortaggi al ritorno in Italia.
Germania Ovest, 1974: quella volta c'era ancora il muro vero, quello che separava il paese in due. L'Italia a Berlino non ci arrivo' ma un muro se lo tovo' lo stesso davanti. Era il muro virtuale della Polonia di Lato che avanzo' al secondo turno mentre gli azzurri andavano al mare.
Messico, 1986: ci arrivammo baldanzosi da campioni del mondo, uscimmo al primo match da dentro o fuori battuti da monsieur Platini'.
Italia, 1990: potevamo vincere, dovevamo vincere. I gol di Toto' e Roby ci portarono alla semifinale dove ci si mise prima Zenga (uscita avventata sul gol dell'1-1) e poi Maradona.
Stati Uniti, 1994: potevamo vincere, ma Roby Baggio arrivo' mezzo rotto alla finale, il Brasile fece catenaccio e poi si impose ai rigori 3-2, per i nostri ciccarono dal dischetto Massaro, Baresi e, per ultimo, Baggio.
Francia, 1998: L’eliminazione dell’Italia e’ di rigore. Ai quarti ci sbatte' fuori la Francia che poi vincera' il suo primo mondiale. E’ la terza volta consectiva che questa maledizione degli undici metri che ci affligge e che ci deprime: 1990 (Argentina), 1994 (Brasile), 1998 (Francia). Fortunatamente a Berlino, nel 2006, ci siamo rifatti alla grande.
Corea del Sud, 2002: potevamo vincere, ma ad elimare quella forte Italia fu un arbitro venduto, Moreno, che ne combino' di tutti colori per favorire la nazionale di casa su ordine di quell'infame di Blatter.
Sud Africa, 2010: ci andammo baldanzosi da campioni del mondo, ne uscimmo con la coda tra le gambe bastonati nientedimeno da Paraguay e Slovacchia e pareggiato con la quotatsssima Nuova Zelanda.
Brasile, 2014: nuova corsa, nuova eliminazione al primo turno, eravamo partiti alla grande strappando i tre punti agli inglesi, poi non ne prednemmo nessuno contro Cosarica e Uruguay.
Russia, 2018: non c'eravamo, la prima volta senza l'Italia dal 1954.
*L'Italia debutta venerdi' con Turchia. Le altre squadre del gruppo sono Svizzera e Galles. Soltanto la prima del gruppo passa al turno successivo.
Seba Giovinco ha appena vinto il suo secondo “scudetto” consecutivo della Suadi Pro League. Non e' stato un anno facile per la Formica Atomica che, tra infortuni e scelte tecniche, ha giocato pochissime partite segnando una manciata di gol (se abb iamo decifrato bene le statistiche della squadra Al-Hilal di Riad).
Giovinco e' stato comunque determinante nella partita che ha assegnato alla sua squadra il 17 titolo nazionale. Seba ha infatti realizzato il primo gol nella vittoria, per 3-2, contro Al Faisal.
Il contratto dell' attaccante dell'ex leader del Toronto Fc scadra' il 31 di quest'anno, difficlmente sara' rinnovato.
La “Formica Atomica”, classe 1987, percepiva 5,6 milioni di dollari annui al Toronto, che con i bonus potevano salire fino a 7,1 milioni di dollari a stagione. All’Al-Hilal, lo stipendio è cresciuto a 10 milioni di euro netti annui.
In tre anni Giovinco ha depositato in banca la bellezza di 30 milioni netti.
Come a dire che potrebbe tornare a giocare gratis per il Toronto dove sembra risieda ancora  moglie e  figli.
A proposito dei Reds, che continuano a perdere,  Jody Altidore ed il nuovo tecnico Chris Armas sono ai ferri corti. Non e' chiaro se la colpa sia del giocatore, che non si impegna, o degli schemi di gioco del tecnico.
Il Toronto Fc e' attualmente penultimo in classifica con 5 punti (tre in meno del Miami di Gonzalo) Higuain: i Reds hanno vinto una partita su sette, due le hanno pareggiate, in quattro sono usciti bastonati.
*Nella foto, Giovinco esulta con i suoi colleghi dopo la conquista del titolo.

Inter campione d'Italia, con 4 turni di anticipo
I nerazzurri approfittano del pareggio dell'Atalanta con il Sassuolo e matematicamente vincono il loro 19/mo titolo tricolore
L'Inter è campione d'Italia. I nerazzurri approfittano del pareggio dell'Atalanta con il Sassuolo e matematicamente vincono il loro 19/mo titolo tricolore.
L'Atalanta pareggia 1-1 in casa del Sassuolo, e in forza di questo risultato l'Inter e' Campione d'Italia 2020-2021 con quattro giornate d'anticipo sulla fine del campionato. I nerazzurri, che hanno vinto ieri a Crotone 2-0, sono a 82 punti, 13 piu' dell'Atalanta e nessuna squadra puo' piu' raggiungerla. IL VIDEO
L'Inter celebra la vittoria dello scudetto numero 19. Lo fa con un post su Twitter, al fischio finale del pari tra Sassuolo ed Atalanta, e un'immagine di squadra al gran completo con Conte e il presidente Zhang. Ovviamente presente la citazione del celebre coro "Siamo noi i campioni dell'Italia" e la scritta 'I M Scudetto' a richiamo del nuovo logo della società nerazzurra.
S I A M O N O I. S I A M O N O I.
I C A M P I O N I D E L L’ I T A L I A S I A M O N O I.#IMScudetto #IMInter #ForzaInter pic.twitter.com/Y64V27gUKf
— Inter (@Inter) May 2, 2021
"Ora è il momento della festa: di tutti gli interisti. Una gioia che si sprigiona genuina ma che invitiamo a esprimere nella maniera più responsabile possibile: siamo campioni anche in questo!": è l'invito alla responsabilità da parte dell'Inter ai tifosi nerazzurri dopo la vittoria matematica del 19esimo scudetto. La società chiede ai propri sostenitori di rispettare il più possibile i divieti e le regole imposte dal Governo per la limitazione della diffusione del Covid-19.
La Superlega svuotera' anche le Nazionali
(Da balena e pesciolino il rischio della Juve)
Che casino.
La fissazione di imitare tutto quello che e' americano e' sbarcata anche nel pallone.
La nascitura Superlega – ma nascera' davvero oppure ci sara' un aborto? - dovrebbe essere come gli sport a stelle e strisce basket, baseball, football, dove non si muove mai niente, tutto resta tale e quale, senza promozioni e senza retrocessioni.
Gli sport americani, pero', hanno anche qualcosa di buono, il tetto dei salari.
Il salary cup impedisce lo stapotere delle societa' ricchissime: da quelle parti, infatti, non ci sono club che dominano anno dopo anno, quasi mai una squadra vince due titoli di fila, mai tre, o quattro, o nove.
Aiuta anche il cosiddetto draft dei giovani emergenti: ogni anno le squadre che hanno fatto peggio possono ingaggiare gli assi emergenti.
Nel calcio non hanno mai voluto il salary e il draft dei giovani.
La licenza di uccidere, nel senso che comanda chi ha piu' soldi, ha da sempre favorito i club dei paperoni dei Paperoni.
Ora si va oltre.
Ai Paperoni di oggi la torta non basta piu'.
Ne vogliono una piu' grande.
Il rischio, pero', e' quello dell'indigestione di calcio.
Di partite ora come ora ce ne sono gia' troppe.
Real Madrid-Juventus una o due volte l'anno fa audience.
Ma vedere  le stesse squadre sfidarsi su basi regolari avrebbe lo steso appello sugli spettatori dal vivo o via tv?
Uno dei padri fondatori della Superlega e' Andrea Agnelli.
Il nipote dell'Avvocato vuol passare alla storia come una specie di Bosnam e rivoluzionare il pallone del Duemila e oltre.
Ma corre un rischio, forse calcolato, forse no.
La sua Signora e' un pesce grande in un mare piccolo, in Italia domina anche perche' la concorrenza e' scarsa.
In Europa la Juve sarebbe un pesciolino quantomeno in fatto di reputazione e influenza.
Il popolo che tifa Juve e' immenso, non c'e' niente di piu' che vincere e vincere e vincere (in Italia) per aumentare la juventinita'.
Nella Superlega la Juve non vincera' sempre.
O meglio, se perdesse piu' partite di quelle che vince i tifosi resteranno fedeli oppure cambieranno canale?
La lega dei Paperoni dovrebbe scattare tra qualche mese.
L'Uefa ha minacciato di escludere da Mondiali e Europei i giocatori delle 12 squadre.
Sulla carta sembra un deterrente serio.
In effetti potrebbe non esserlo.
I calciatori ambiscono alle competizione internazionali per aumentare il loro valore, chiedere ed ottenere ingaggi sempre piu' corposi.
Pero', se la Superlega porta ai livelli massimi i loro stipendi, c'e' da scommettere che se ne sbatteranno della nazionale.
Nel calcio di oggi le bandiere non sono in via di estinzione, sono in vendita.
PS: visto che il mondo del pallone e' fatto da intrallazzi non ci sarebbe da meravigliarsi se  si giungesse ad un qualche accordo per salvare capra e cavoli.
Difficile, ma non impossibile.
La Superlega, chi sono i 12, quando inizia
Club fondatori: Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Milan, Real Madrid e Tottenham.
La Super League è una nuova competizione europea tra 20 club che comprendono 15 club fondatori e 5 qualificati annualmente. Ci saranno due Gironi composti da 10 squadre ciascuno, che giocheranno sia in casa che in trasferta.
 Sul sito si fa riferimento ad un generico “inizio ad agosto”, senza indicare l’anno: si parte già nel 2021? Quando si comincerà, si creeranno 2 gironi da 10 squadre, con andata e ritorno. Le prime 3 di ogni girone accederanno ai quarti di finale, la quarta e la quinta classificata dei 2 gruppi si giocheranno gli ultimi 2 posti per la fase a eliminazione diretta. Quindi, avanti con quarti di finale e semifinali fino alla finale che si giocherà in gara unica in campo neutro.
Chelsea Clinton e Jenna Bush
 azioniste team Washington Spirit
(ANSA) - ROMA, 20 FEB - Dopo le tenniste Serena Williams, azionista della squadra del Los Angeles City così come l'attrice Eva Longoria, e l'altra tennista Naomi Osaka, che ha acquistato il North Carolina Courage, nel calcio femminile statunitense, risultati alla mano il migliore del mondo, arrivano le 'first daughters'. Infatti Chelsea Clinton (che a 'soccer' giocava ai tempi del college) e
 Jenna Bush Hager, rispettivamente figlie di Bill Clinton e George W.
Bush, hanno deciso di investire insieme nel Washington Spirit, squadra di calcio femminile della capitale che rinasce dalle ceneri della DC United Women e che punterà ai vertici della NWSL, la lega professionistica americana del calcio femminile. Le due ex inquiline della Casa Bianca, che sono amiche da anni, hanno preso questa decisione assieme e lo hanno fatto perché sono appassionate di questo sport che ritengono sia anche un buon business. Così, come peraltro ha fatto anche l'ex portavoce di Barack Obama, Jay Carney, sono diventate investitrici in questo club il cui azionista di maggioranza rimane Steve Baldwin, uomo d'affari che, da parte sua, ha rinnovato la partnership con la Nike. Ora non rimane che attendere i risultati dal campo, in attesa che altri nomi illustri entrino a far parte di questo sport che, in 'quota rosa', ha già fruttato quattro titoli mondiali alla nazionale statunitense. (ANSA).
Per la generazione Z il calcio annoia
(comincia a stufare anche gli altri)
Tutto il calcio è noia: la generazione Z vuole solo gli highlights
Con Generazione Z, si indica la generazione di ragazzi nati a cavallo tra la seconda metà degli anni novanta (1996) e il primo decennio del nuovo millennio (2010).
Questi sbarbatelli, si fa dire, hanno la capacita' di concentrazione, attention span, sufficiente a far premere un pulsante del marchingeno elettronico che hanno costantemente in mano.
La generazione Z, praticamente, non ha la pazenza di assistere a tutta la partita, o la capacita' di capire chi sta giocando meglio e perche'.
Quindi, zacchete, azioni salienti e gol sono serviti.
Per dirla fuori dai denti, a trovare noioso il calcio non sono soltanto i giovani dell'ultima lettera dell'alfabeto italiano.
Cominciano stufarsi anche anche coloro che sono della generazione L/M (lettere a meta' dell'abbecedario), come a dire le generazioni nate all'incirca alla meta' secolo.
Si resiste alla noia di una gara mediocre soprattutto per il tifo pro o contro una delle due contendenti.
Se non “tieni” per nessuna delle due e se giocano maluccio, uno come il sottoscritto finisce per farsi una pennichella a gara in corsa.
Troppe partite, io a volte ne guardo due contemporaneamente, una sul computer l'altra sulla Tv).
Troppi tuffi, troppi lamenti, troppi errori arbitrali.
La Var poi, quella, e' indecifrabile per come la utilizzano, una volta cosi' l'altra cola'.
Gli allenatori invece di starsene zitti, fermi e attenti a seguire la partita per individuare i punti deboli degli avversari imitano gli scimpaze' in calore: sbraitano, zompicchiano, si  strappano i capelli, parlottano con il quarto uomo e hanno sempre un dito puntato ad indicare qualcosa o qualcuno.
Ma chi li ascolta gli urli, chi segue la direzione di quel dito medio puntato in avanti?
Nessuno dei media, a quanto mi e' dato di capire, ha mai fatto un'indagine sugli effetti degli urli del tecnico: aiutano davvero il calciatore, o lo mandano in confusione?
Un'ultima annotazione sui tecnici.
Avete notato che quando piove tutti, o quasi, sono a capo scoperto?
Non e' che un cappello limiti la visuale.
Allora, perche' a capo scoperto?
Lo fanno, ci scommetterei la casa, perche' vogliono dire ai propri calciatori e ai tifosi: Io sono un uomo tosto, un po' d'acqua non mi ferma.
La durezza dei tecnici dipende, a mio modo di vedere, da come sfrutta al meglio la rosa che ha disposizione e di come cambia tattica a gara in corsa quando il suo team e' in difficolta' e per come gestisce lo sppogliatoio mantenendo pace, armonia e rispetto.
La vita calcistica di un tecnico e' di breve durata, breve ma dorata nel senso che tutti hanno il paracadute milionario in caso di esonero.
 Capita spesso che un allenatore venga esonerato l'anno dopo una magnifica stagione, o che non sia pronto al salto di qualita' tra un club piccolo ed uno grande.
Giampaolo, per fare un esempio, e' stato cacciato due volte in rapida successione, prima dal Milan poi dal Torino
Il fattore determinante alla caduta di un tecnico e' la pfressione, l'impellenza di vincere subito e comunque.
La pressione e' una cattiva consigliera anche per presidenti, direttori sportivi e compagni bella.
Avere un giocatore inesperto, ma di buone doti mentali e fisiche, e non aspettare maturi  e faccia cambiare marcia alla squadra e' un crimine calcistico.
Prendiamo, tanto per fare un esempio, Zapata e Osimehn.
Zapata e' stato nel Napoli per due stagioni, 2013 e 2014, quando Higuain fuoreggiava in azzurro.
Dissero che Zapata era giovane e non adatto al gioco del Napoli, ando' in prestito all'Udinese, e la salvo' dalla retrocessione, poi approdo' all'Atalanta dove e' diventato goleador, leader, uo mo ovunque.
Osimhen e' costato una barca di quattrini, e' giovane, e' talentuso ma deve ancora abituarsi a come lo marcano in Serie A.
Se non ha testa di un Balotelli e gli fanno mettere un po' di muscoli nelle cosce e nel petto, potrebbe diventare un nuovo Zapata.
A patto che De Laufrentiis smetta di scavare il terreno sotto i piedi del suo allenatore, come ha fatto con Gattuso.
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